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Matera
Il Parco della Murgia Materana
PREISTORIA
La presenza dell’uomo sulla Murgia Materana è segnalata a partire dal Paleolitico inferiore-medio (400.000 anni a.C.circa) come ampiamente documentato dai reperti raccolti a cavallo tra il XIX ed il XX secolo dall’archeologo autodidatta D.Ridola in decenni di campagne di scavo condotte in diverse contrade del materano: Grotta dei Pipistrelli, la Palomba, Serra Marina, Selva Venusio, Serra S.Angelo, Pietrapenta, Mass. Zagarella .
Sarà però nel Neolitico (fine VI millenio a.C.) che l’area materana sarà interessata dai primi (e numerosi) insediamenti umani stabili, organizzati sotto forma di villaggi dotati di mura e trincee di difesa, strutture abitative (capanne), fosse per derrate, forni, cisterne, ecc.: sono i villaggi neolitici, dislocati in prevalenza lungo il versante nord-orientale del versante murgico, abitati dai primi “agricoltori d’Italia’ (Canosa) popolazioni cioè che praticano l’agricoltura, l’allevamento, la levigatura delle asce in pietra, la fabbricazione della ceramica.
Tra questi villaggi (Serra l’Alto, Tirlecchia, Murgecchia, Murgia Timone) spicca per importanza quello di Trasano, di recente oggetto di approfondita campagna di scavi, dalle imponenti strutture murarie di difesa (forse le più antiche dell’Europa Occidentale);
villaggio che copre, con varie vicende l’intero arco dal Neolitico fino all’Età del Bronzo.
Ugualmente importante è il villaggio di Serra D’Alto, la cui “cultura” si sviluppa a partire dalla metà del 4° millennio a.C., fino al 3° millennio, rappresentando un nuovo tipo di insediamento di tipo agricolo/pastorale senza fortificazioni (Canosa).
Acquista invece importanza nell’Età del Bronzo (2° metà del 2° millennio) e del ferro (fino all’VIII sec. a.C.,) il villaggio della Murgecchia. ove si rinvengono anche abitazioni con vari ambienti quadrangolari, spesso precedute da portico; come gli insediamenti dell’area urbana di Matera (Piazza S.Francesco, S.Nicola dei Greci). Le vicende climatiche e naturali (ripetute glaciazioni) ancor prima delle condizioni stroriche, impedirono però a questi insediamenti di assumere caratteri di continuità, e quindi compiutamente ‘urbani”. (Giura Longo).
E’ dal Neolitico, quindi, che l’uomo inizia a imprimere segni sempre più profondi e ampi della sua presenza nell’ambiente originario della Murgia Materana: dalle trincee di difesa dei villaggi, ai coltivi (aree dissodate delle “matine”), ai pascoli, alle ceduazioni dei boschi per procurarsi legna per le capanne, come pure per la vita quotidiana.
Segni che facevano dell’aerale materano, un “pezzo” del sistema territoriale japigio- messapico che investiva l’intero arco geografico dell’antica ‘Apulia’, organizzato su di una fitta rete di collegamenti (tratturi) tra i centri demici interessati: la litoranea calabra, superato il corso dell’antico Bradano, risaliva all’interno verso Ginosa/Laterza ed il comprensorio materano, ove si innestava nella grande trasversale japigia di Gravina/Altamura/ Santeramo/Gioia del Colle/Egnatia (Fonseca).